Intervista di Sandra Burchi a Nella Marcellino, autore delle riprese Guido Albonetti, regia di Silvia Savorelli. Il girato è stato realizzato per il "Progetto memoria" di SPI-CGIL in collaborazione con la Fondazione AAMOD. Marcellino è ripresa frontalmente, seduta a una scrivania. Illustra le tre fasi della sua lunga e travagliata
vita tra antifascismo, impegno politico attivo e azione sindacale. Inizia raccontando la prima fase, tra gli anni Venti e gli anni Quaranta. Sin da bambina si abitua a sentire parlare di operai, occupazione delle fabbriche e antifascismo. La sua formazione politica avviene in famiglia e nell'ambiente dell'emigrazione a Parigi e poi a Bruxelles. Si attiva per i repubblicani spagnoli in esilio in Francia e dopo la débâcle francese del 1940 partecipa all'organizzazione della resistenza. Racconta della missione affidatale dal Partito comunista italiano per cui rientra a Torino nel 41 e seguono incontri con molti antifascisti e con lavoratori della Fiat. Collabora organizzando gli scioperi del 42 e del 43, un colpo chiaro al fascismo e un punto fondamentale per la lotta di liberazione. Rievoca la caduta di Mussolini e l'esperienza della Resistenza piemontese, la formazione della Brigata "Garibaldi" e altre, sottolinea l'appoggio delle donne e dei contadini delle valli per la Resistenza. Illustra anche il suo ruolo e l'incontro con il compagno e marito Arturo Colombi. La seconda fase della vita di Marcellino coincide con la fine degli anni Quaranta e gli anni Cinquanta e il suo effettivo ingresso in politica. Da dirigente della Commissione femminile del PCI di Bologna, viene eletta parlamentare nel 1948 poi responsabile della Commissione femminile a Roma. Descrive le commissioni e l'impegno su temi come maternità e diritto al lavoro. Viaggia in tutta Italia. Ricorda il sostegno di Palmiro Togliatti al lavoro delle commissioni femminili e le difficoltà interne a un partito ancora maschilista. Creazione dell'Unione donne in Italia (UDI). Degli anni Cinquanta rievoca il periodo a Milano come responsabile della Commissione organizzativa del PCI, la sconfitta Fiat 1955, il voto alla Pirelli per la nomina delle commissioni interne e il rientro a Roma alla Commissione femminile, che riorganizza, dopo il 56. Inoltre critica il movimento femminista contemporaneo accusato di non comprendere che l'emancipazione delle donne passa dal lavoro. Nell'ultima parte dell'intervista invece affronta ampiamente la sua esperienza sindacale e le conquiste fatte per le donne e per i lavoratori in generale. Ricorda il suo arrivo al sindacato nel 61, come segretaria nazionale della Federazione italiana lavoratori dello zucchero, delle industrie alimentari e del tabacco (FILZIAT-CGIL), nel sindacato alimentaristi, tra le conserviere e le tabacchiere dell'Italia meridionale e negli opifici, in provincia di Napoli, Salerno e Lecce, e poi tra i dolciari a Milano e Genova. Dal 69 diventa segretaria generale del sindacato tessile, la Federazione unitaria lavoratori tessile e abbigliamento (FULTA). Rievoca i modi dell'azione sindacale del tempo, gli scioperi e le manifestazioni nazionali del '78 e dell'82 a Roma, al Colosseo e a Piazza San Giovanni in Laterano e in altre città d'Italia. Porta poi l'attenzione sui problemi di civiltà e sulle difficoltà a ricoprire i ruoli dirigenziali in quanto donna. L'intervista termina con una riflessione sulla necessità della memoria