alla necessità di conquistare libertà e democrazia. Ripercorre la sua esperienza nella Divisione "Tridentina" in Russia in prima linea sul Don, le fasi della ritirata dell'8ª Armata (Armata italiana in Russia - ARMIR) a Belgorod e la battaglia di Nikolaevka nel gennaio '43. Il racconto è puntuale e dettagliato e Revelli è molto critico verso l'Esercito italiano, inadeguato e con una conoscenza insufficiente per affrontare la guerra in Russia. Rievoca anche il giorno della partenza da Rivoli e i momenti in viaggio per l'Europa per raggiungere il fronte. Ricorda il suo rientro a Cuneo, come si viveva in città, e il senso di disincanto che si porta dietro, a cui segue un drastico allontanamento dall'esercito e da tutti i ruoli precedentemente ricoperti. Matura altresì la consapevolezza dell'inadeguatezza delle sue conoscenze e convinzioni. Riflette sulle difficoltà del reinserimento nell'ambiente domestico-familiare e sul peso che assume la memoria per un sopravvissuto. Sentenzia che la guerra di Russia cambia gli uomini e infatti, delusione, disillusione e perdita di ideali caratterizzano il periodo post-Russia. Sollecitato dalle domande, Revelli ricorda due giornate fondamentali per l'Italia del '43, il 25 luglio e l'8 settembre. Dopo l'armistizio, si riappropria di una prospettiva futura e sceglie di aderire alla Resistenza in montagna nel cuneese. Tratteggia alcuni aspetti dell'organizzazione partigiana e della vita nelle bande Chiudi