di Ravenna, della Romagna, con la storia nazionale. Boldrini ripercorre la sua adolescenza e giovinezza tra gli anni Venti e Trenta e le esperienze che definiscono la sua coscienza antifascista, sottolinea l'importanza della preparazione culturale come elemento di formazione e il lavoro all'Eridania per la conoscenza del mondo contadino. Ricorda il rientro in Italia dal fronte jugoslavo nell'estate del ‘43, il 25 luglio e il discorso in piazza Garibaldi dopo l'armistizio dell'8 settembre. Descrive l'organizzazione delle bande e della Resistenza nel ravennate, la pianurizzazione e l'elevata partecipazione volontaria, popolare. Analizza l'impatto della guerra di Liberazione sulle famiglie contadine e il ruolo svolto dalle donne durante la Resistenza. Rievoca la figura del commissario politico e i servizi di informazione. Parla del suo nome di battaglia, Bulow. Tratteggia i rapporti con i compagni, come con Benigno Zaccagnini, e le aspettative verso gli Alleati, per la liberazione di Ravenna e del Nord Italia. Riflette criticamente sul proclama Alexander del 13 novembre ‘43. Ricorda il giorno in cui riceve la Medaglia d'Oro in piazza Garibaldi, il 4 febbraio '45.
L'intervista prosegue con un confronto tra Boldrini e i giovani presenti, che gli pongono varie domande non solo orientate verso un'analisi storica e politica ma anche di teoria militare e di sociologia, che abbracciano l'intera seconda metà del Novecento. Dall'antifascismo romagnolo al ruolo delle pinete e delle valli durante la guerriglia, dai Comitati di Liberazione nazionale agli scioperi del febbraio e marzo '44, dalle rappresaglie tedesche come a Marzabotto al sistema di informazione tra compagni infiltrati e collaborazione popolare, dal salvataggio della chiesa di Sant'Apollinare in Classe, i rapporti con Vladimir "Popski" Peniakoff e l'idea di fare Ravenna "città aperta" al rientro il giorno della liberazione della città (4 dicembre '44), al film 'Caccia tragica' e impatto della Resistenza per rompere provincialismo italiano. Infine, rievoca le visite dei presidenti della Repubblica, Luigi Einaudi e Oscar Luigi Scalfaro, a Ravenna per le celebrazioni della Resistenza. L'intervista termina con una riflessione sul rischio di una guerra di memorie quando si tratta della memoria della Resistenza. Il girato si conclude con riprese del dietro le quinte e inquadrate fotografie di partigiani e immagini varie in bianco e nero della Resistenza Chiudi