ebraica, si identifica prima di tutto come italiano. Ricorda alcuni aneddoti della sua esperienza scolastica, come l'incontro con Giancarlo Pajetta, e il clima privo di condizionamenti politici al liceo Massimo D'Azeglio di Torino a metà degli anni Venti, gli incontri fatti e l'esperienza di lavoro a Parigi. Accenna alle varie letture affrontate.
Foa non conserva particolari ricordi sull'operato di Giovanni Giolitti, la Guerra di Libia, la Prima guerra mondiale e degli scontri del ‘17 a Torino. Ricorda invece il clima tra il ‘25-'28 alla Fiat e i nascenti dissensi verso il fascismo nel mondo culturale torinese e la postura di Pietro Gobetti.
Foa racconta del suo rapporto con Leone Ginzburg e dei motivi che lo hanno spinto verso la scelta cospirativa nel ‘33, a collaborare con Giustizia e Libertà e il Centro estero a Parigi. Fino ad arrivare al suo arresto, a quello di altri compagni e anche del padre e del fratello. Partendo dalla sua esperienza, Foa tratteggia come si svolgono gli interrogatori e quale l'atteggiamento della polizia e degli ispettori. Il racconto si concentra quindi sugli otto anni trascorsi in carcere, a Regina Coeli, Civitavecchia e Castelfranco. Sollecitato dalle domande, Foa analizza il regime carcerario fascista, opprimente e a tratti sadico, ossessionato dalla solidarietà tra detenuti, ma l'isolamento non è privo di incontri e ha anche la possibilità di continuare a studiare e di seguire l'andamento della guerra. Intuiscono le difficoltà attraversate dal regime. Per questo non si stupisce alla notizia del 25 luglio a cui non fa seguito la liberazione dei prigionieri politici. Dopo molti mesi Foa esce dal carcere, si ricongiunge con la famiglia sfollata da Torino e riprende a collaborare con Giustizia e Libertà.
Sollecitato dalla curiosità di Tranfaglia, Foa consegna l'immagine di un'Italia sfasciata dopo la caduta del regime ma pronta ad agire e ribellarsi. Inizia così l'esperienza della Resistenza, del CNL e della collaborazione tra generazioni giovani e meno giovani che hanno sperimentato la repressione fascista.
Infine, Foa ripercorre la decisione di aderire al Partito d'Azione, prima nella segreteria piemontese poi nella segreteria dell'Alta Italia. Considera l'esperienza del partito necessaria per l'esito della Resistenza ma non durevole. Lo critica per non avere colto le novità socio-politiche dell'Italia pre-fascista, stroncate nel ‘20/'21, come l'avvento del partito di massa e l'avanzamento di tutti i ceti Chiudi