alla scrivania, ricorda l'infanzia e l'adolescenza in Guascogna dove il padre Silvio, vicino a Giustizia e Libertà, si rifugia dal ‘26; l'incontro con altri esuli come Emilio Lussu e Giorgio Amendola; le prime amicizie e le simpatie anarchiche. Racconta dell'arresto a quindici anni e della polizia di Vichy. Rievoca l'avvento del Fronte popolare nel '36; la Guerra di Spagna e l'incontro con i repubblicani spagnoli; l'organizzazione del movimento di resistenza della manodopera immigrata (MOI); la clandestinità dal '40. Dopo il 25 luglio '43 rientra in Italia con il padre, il quale muore poco dopo; partecipa alla Resistenza veneta e ha un ruolo organizzativo nell'insurrezione di Milano, come comandate di brigata, insieme a Vittorio Foa, a soli diciotto anni nell'ottobre '44. Si avvicina a GL poi al Partito d'Azione fino allo scioglimento nel '47.
Dopo la liberazione si iscrive all'università di Padova e viaggia molto in Italia e all'estero. Sono anni di ulteriore maturazione politica. Nel '49 aderisce al Partito comunista e entra come ricercatore dell'Ufficio studi della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL), a Roma. Esamina le particolarità del sindacato italiano, che parla a nome degli occupati e dei non-occupati, e delle proposte politiche e dei progetti portati avanti, come il piano del lavoro. Ricorda il primo incontro con Giuseppe Di Vittorio e la sua visione pluralista e viva della società e del mondo del lavoro durante l'intervento al Congresso di Vienna del '53 sulle politiche nei Paesi in via di sviluppo. Trentin infine rievoca il ‘56 e il "caso Di Vittorio" all'interno del mondo comunista dopo la critica mossa dalla CGIL all'invasione dell'Ungheria Chiudi