Il progetto di questa raccolta nasce dall'incontro dell'archivio Aamod con l'operatrice sociale Sara Fratini (Sarita) nel 2020 e si è sviluppato in due fasi. Nella prima, Sarita ha schedato e depositato, con liberatorie, i video realizzati dai migranti stessi durante la rotta libica e la permanenza nei campi libici, tra
il 2018 e il 2023. La seconda fase, avviata nel 2023 sta realizzando una seconda raccolta di video, da parte delle ONG, su ciò che accade ai migranti nel Mediterraneo. Gli autori dei video della prima fase, hanno depositato presso AAMOD i loro materiali (110), che sono andati a comporre una storia audiovisiva della migrazione lungo la rotta libica, precisa e dettagliata. A questo progetto segue quello relativo al deposito di video girati in mare dalle ONG (navi e aerei) per raccontare cosa accade nel Mar Mediterraneo, con tutte le sue contraddizioni: i salvataggi e i respingimenti in Libia, la vita e la morte.
"Il mar Mediterraneo nell'ultimo decennio è stato teatro di eventi politicamente e storicamente rilevanti, oltre che drammatici. Abbiamo ora la possibilità di ricostruire e salvaguardare questa storia. Perché conservare e catalogare questi video? 1) Per salvaguardare fisicamente il materiale Alcune ONG in questi anni hanno perso i loro video. Computer rotti, personale che cambia e alla fine i video spariscono. AAMOD salvaguarda fisicamente il materiale video. 2) Per contrastare possibili furti e manipolazioni del materiale L'esperienza con il progetto precedente e i continui tentativi di manipolazione dei fatti attinenti le migrazioni da parte di giornali italiani rendono necessaria la preservazione storica del materiale video. Per ogni video acquisito, AAMOD realizza una precisa scheda storica, completa di data e luogo e soprattutto del contesto. La scheda è vincolata al video. AAMOD mette il materiale a disposizione della comunità, ma ne sorveglia attentamente l'utilizzo, tutela gli autori e tutela le loro storie. 3) Per ricostruire i fatti Durante l'acquisizione del video, per la creazione della scheda storica, si analizza approfonditamente il materiale collegandolo al contesto e ad altro materiale già presente in AAMOD (ad esempio tra i video che i migranti hanno girato in mare) e in altri database. L'analisi e la comparazione con altro materiale aiutano la ricostruzione obiettiva dei fatti. Gli autori dei video hanno firmato una liberatoria per la cessione ad AAMOD di diritti NON esclusivi, il che significa che le associazioni e gli autori potranno continuare ad utilizzare i propri video e a diffonderli come facevano in passato. La videoteca Aamod, che è un luogo fisico, situato a Roma in via Ostiense, è pubblica e accessibile a tutti. Ricercatori o privati cittadini potranno visionare i video nella cineteca. Anche le produzioni cinematografiche e i media avranno accesso al fondo. AAMOD potrà cedere loro il permesso di utilizzo dei film, fermo restante il controllo capillare del corretto uso che ne faranno. Ogni video è strettamente legato alla sua scheda storica ed esplicativa, che ne impedisce un utilizzo distorto. Infine raccontiamo un episodio per comprendere l'importanza di questo deposito presso l'archivio Aamod. Nel 2015 Diouf arrivò in Italia in barca assieme ad un amico. Quel giorno c'erano molte barche in mare e i naufraghi vennero salvati dalla Guardia Civil spagnola e da una nave di MSF. Diedero a tutti un braccialetto, di colore diverso a seconda della barca da cui provenivano. Diouf e il suo amico ebbero un braccialetto bianco e salirono sulla nave di MSF. Ma una volta sbarcati in Italia li arrestarono come scafisti. Li accusarono di aver guidato due gommoni diversi. I ragazzi non avevano guidato alcun gommone ed oltretutto erano sulla stessa barca, ma finirono in mano a pessimi avvocati d'ufficio. Li condannarono a 7 anni di prigione. Scontarono la pena da innocenti. Oggi l'avvocato Francesco Romeo ha chiesto la revisione del processo. MSF aveva realizzato dei video in cui, con un po' di fortuna, si sarebbe potuta ritrovare l'immagine di Diouf e dell'amico con il braccialetto dello stesso colore per dimostrare che erano sulla stessa barca, non su due diverse. Ma purtroppo i video sono andati persi" (fonte: Sara Fratini)