Il documento, in VHS a colori e sonoro, inizia tra le catene montuose del Trentino Alto Adige (località di Predaia); la ripresa tra il verde incontaminato del luogo ci mostra parti pianeggianti e montuose, boschive e rocciose al di sopra delle quali (ZOOM IN) una persona pratica parapendio; il regista
documenta con una CARR, lungo un ruscello, la natura circostante (DETT sull'acqua che scorre, sulle baite, gli abeti ed i sentieri con il ciottolato attraversato dai visitatori); ripresa in interni di un'antica segheria veneziana; in CM, si vedono la moglie e il figlio dell'operatore che sfruttano dei massi lungo il letto del torrente per giocare con dei bastoni immergendoli nell'acqua; una CARR mostra una funivia, ai cui piedi dei turisti aspettano conversando tra loro mentre altri, seduti sul prato, fanno un picnic; DETT del "fiumiciattolo" che scorre nonostante i grandi massi che in più punti ne interrompono parzialmente il corso; una CARR riprende altre baite, montagne in lontananza a tratti innevate, gli abeti che vestono in parte la pianura, la collina e gli altipiani; ad un tratto, un CL da una delle finestre del residence, riprende un piccolo abitato lungo un breve tratto pianeggiante tra due montagne; con uno ZOOM IN, abbarbicato su di uno sperone di roccia, nell'angusta valle percorsa dall'omonimo rio, il Santuario di San Romedio nelle vicinanze di Sanzeno in Val di Non; altre inquadrature mostrano anche il complesso museale attiguo (all'ingresso principale troviamo l'edicola di Maria ed un crocifisso al di sopra dell'arco d'ingresso, la formella e l'insegna recante la scritta "Santuario S. Romedio"); il rintocco dal campanile del santuario accompagna le riprese della natura circostante; l'eremo è documentato più volte da più punti di vista; d'esso viene mostrato anche uno degli ingressi più maestosi e decorati composto da un grande arco centrale e due piccoli inquadrati fra due colonne per lato; un'inquadratura dall'alto e frontalmente riprende un orso, ospite tradizionale del Santuario legato alla storia ed origine del luogo e del santo; lo ZOOM IN su una bacheca informativa documenta che ci troviamo al Lago di Tovel (Val di Non), visto inizialmente, in CL, da uno dei sentieri in declivio attraversato dalla famiglia dell'operatore; altre riprese vengono fatte alle spalle di turisti nei pressi della riva; una CARR e degli ZOOM IN mostrano la natura circostante (fitti abeti e altipiani asserragliati da dense nuvole); altre inquadrature perlustrano i vari sentieri del luogo; una targa ricorda una delle caratteristiche e soprattutto il soprannome del Lago di Tovel ovvero "lago rosso", questo è dovuto ad un fenomeno naturale che, per via della presenza di un'alga (ormai scomparsa), la "Glenodinium sanguineum", ogni estate colorava di rosso sangue il bacino d'acqua; un'altra tavola informativa ci dice che siamo al "Parco nazionale dello Stelvio Malga Stablasolo M. 1539"; una ripresa in interni si apre in un deposito di formaggi e salumi; l'operatore documenta anche, in CM, da più punti, le cascate presenti nel parco; su un cartello riportato il seguente testo informativo: "Siamo a confine tra la Val di Rabbi - propriamente detta, che segue il corso del Torrente Rabbies e la Val di Saènt che si estende a monte delle cascate. Il Torrente, in questo tratto, percorre rocce molto resistenti come gli Ortogneiss granitici e granodloritici estranei alle formazioni (...) che caratterizzano la valle. La forza erosiva delle acque non ha modificato queste rocce consentendo il formarsi di un aspro paesaggio dominato dalle Cascate di Saènt"; è evocativo il punto di vista (PAN) della mdp sulla valle tagliata in due dal torrente; un altro cartello "Area Floristica N 7 QUOTA 1740 m.s.l.m. Cenosi: prateria alpina con raro larice" introduce al DETT di vari fiori (Aconito napello, Digitalis grandiflora e un fiore di cardo viola); l'ultima inquadratura è dedicata all'esterno dell'albergo, ospitante la famiglia Lubrano, e alla valle circostante