Il film ripercorre le vicende della guerra civile spagnola attraverso le testimonianze di alcuni volontari italiani e di quattro donne spagnole che lottarono contro il "pronunciamiento" di Francisco Franco. Due voci narranti, accompagnate da immagini inedite di repertorio, leggono testi di artisti e intellettuali, da Sciascia a Picasso, da Rosselli a Koestler
Notizie storico critiche
1. INTRODUZIONE
Avevano già assassinato il grande poeta Federico Garcia Lorca i militari che, il 17 Luglio del 1936, appoggiati da Hitler e Mussolini, al grido di " Arriva Spagna! ", si sollevarono contro il governo legittimo della giovane Repubblica spagnola. Contro i generali ribelli, nel fronte repubblicano, oltre ai soldati
fedeli alla Repubblica e ai militanti delle formazioni politiche del Fronte Popolare, combattevano i proletari delle città, i contadini, i braccianti, gli studenti. Diedero l'assalto alle caserme per conquistare le armi, eressero barricate e scrissero sui muri delle città spagnole " No pasaran!", respinsero l'attacco fascista alla democrazia spagnola. Così esplose la guerra civile che insanguinò la Spagna per tre interi anni. Al principio la democrazia fu salva grazie alla generosa lotta del popolo, poi i cospicui aiuti militari inviati da Italia e Germania cambiarono la natura del conflitto che assunse proporzioni e risvolti internazionali. L'iniziale lotta di popolo si trasformava in guerra effettiva, il fronte repubblicano aveva bisogno di armi e di uomini addestrati.
Tutte le grandi rivoluzioni democratiche, a cominciare da quella nord-americana del 1776, hanno avuto i loro "volontari " accorsi da ogni parte a combattere per la libertà, ma mai in numero così elevato come in Spagna durante la guerra civile del 36. Furono più di sessantamila i volontari che accorsero da tutto il mondo, e le formazioni di "volontari internazionali" ebbero un ruolo militare di primaria importanza. Gli uomini che portarono la solidarietà internazionale in Spagna erano di differente idealità: anarchici, comunisti, democratici, cattolici, liberali, semplici antifascisti. Erano operai, contadini, braccianti, intellettuali e studenti. Partivano volontariamente, erano mossi da una forza mai rivelatasi prima di allora, lasciavano mogli e figli, lasciavano le officine, i campi, le botteghe, le scuole. Come scrisse Luigi Longo: " avevano dovuto partire da casa alla chetichella, senza dare nell'occhio, senza dire niente a nessuno per non avere problemi e per non dar luogo a penose scenate, avrebbero scritto una volta arrivati in Spagna".
Nel 1936 c'era il fascismo in Italia, in molte località non c'era neanche la corrente elettrica, eppure le parole d'ordine si diffondevano a " macchia d'olio ", così si diffuse l'idea che bisognava andare in Spagna. Dal racconto di una anziano contadino: " ah si, mi ricordo d'un pazzo d'un paese vicino al mio, partì, era Luglio del 36, era anarchico, scomparve tra la nebbia leggera d'estate con il suo mantello nero, mi salutò col pugno chiuso, disse che andava in Spagna, disse che li c'era la rivoluzione, non lo rividi mai più". Quegl'uomini di un' Italia lontana, percorrevano migliaia di chilometri, a volte con mezzi di fortuna o a piedi, volevano arrivare in Spagna per difendere la democrazia. Avevano comunque capito, così come i volontari degli altri paesi, che la posta in gioco era più alta, avevano chiaro che in quella guerra si giocavano i destini futuri dell'Umanità: bisognava sbarrare la strada alla bestia nazifascista che avanzava.
Ci furono altri che andarono in Spagna perché, soprattutto in Catalogna, finalmente era scoppiata la Rivoluzione, sostenuta principalmente dalle formazioni dell'anarcosindacalismo, le parole d'ordine erano: abolizione del denaro, abolizione della proprietà dei mezzi di produzione, collettivizzazione delle terre e delle fabbriche, abolizione dell'autorità e delle gerarchie, parità ed uguaglianza tra uomo e donna.
I primi volontari che accorsero in Spagna erano anarchici: italiani e francesi principalmente, i quali raggiunsero la colonna Durruti e parteciparono alla liberazione dal Fascismo del basso Aragonese nel Luglio del '36.
Marxisti, ma in stretta cooperazione con gli anarchici, accorsero sul fronte d'Aragona circa trecento volontari aderenti al POUM (partito obrero de unificaciòn marxista). Facevano parte della colonna "Lenin", erano in maggioranza inglesi dell'Indipendent Labour Party, belgi dell'ala sinistra del Partito Operaio, francesi della "Gauche revolutionaire socialiste". Tra essi c'erano anche alcuni italiani del partito socialista massimalista o della "Sinistra comunista bordighista", o senza partito. Un'altra Colonna di volontari internazionali, italiani nella loro totalità, si era formata sul fronte d'Aragona. Era la magnifica colonna composta in buona parte da libertari italiani, comandata da Carlo Rosselli e Mario Angeloni. In Spagna l'apparato dell'esercito e dello stato si era sollevato con Franco contro la repubblica; la repubblica doveva soprattutto contare sull'appoggio delle forze organizzate sul terreno sociale, dei sindacati operai, in primo luogo. Era quindi, o almeno sembrava la conferma dell'idea anarchica e libertaria per cui la Rivoluzione deve distruggere l'esercito e lo stato e poggiare sulla spontaneità sociale. Gli anarchici, quindi, insieme alla guerra avevano dato il via ad un processo rivoluzionario. La colonna italiana comandata da Rosselli andava in Spagna per solidarizzare con la rivoluzione e per cercare di estenderla ad altri paesi, principalmente all' Italia.
La Russia bolscevica aderì al " Patto del non intervento" proposto dalla Francia, l'ordine fu " prepararsi ma attendere gli eventi". Numerosi militanti comunisti, insofferenti agli ordini di partito si mossero alla spicciolata e raggiunsero la Spagna. Alcuni di essi fecero parte della "squadriglia aerea" del francese André Malraux, che con vecchi e mal ridotti apparecchi sfidarono la molto più potente aviazione fascista.
L'internazionale comunista tardò ad intervenire in Spagna. Quando però intervenne gettò sulla bilancia forze incomparabilmente maggiori di quelle delle altre formazioni di sinistra. La prima formazione inviata dall'Internazionale Comunista fu la centuria italiana Gastone Sozzi.
Nel settembre del '36 la Russia ruppe gli indugi e cominciò ad inviare armi e uomini in Spagna. In pari tempo l'Internazionale Comunista creò le Briagate Internazionali. Il nucleo principale fu costituito principalmente da francesi o antifascisti rifugiati in Francia, ma presto accorsero da ogni parte del mondo: dal Belgio, dalla Svizzera, dall'Inghilterra, dall'Ungheria, dalle due Americhe, persino dall'Australia, dagli Stati Uniti arrivò la Brigata Abraham Lincoln. Della XII^ Brigata Internazionale facevano parte: il battaglione italiano Garibaldi, il battaglione tedesco Thaelmann, ed un battaglione franco-belga.
Interessante è riportare il giudizio storico di Leo Valiani sulle Brigate Internazionali: " Le brigate internazionali scelsero un terzo metodo di lotta tra i due metodi estremi ed opposti della guerra rivoluzionaria; tra il metodo della guerriglia, sostenuta localmente, alla maniera dei partigiani ottocenteschi, da volontari non vincolati ad alcuna disciplina, che eleggono e depongono i propri comandanti e combattono in virtù di scatti di entusiasmo o di disperazione, e il metodo della guerra assolutamente centralizzata, basata su una rigida coscrizione totalitaria, comandata con mano di ferro da un governo ed un Stato Maggiore dittatoriali. Il terzo metodo, realizzato dalle Brigate Internazionali, consisté in una militarizzazione disciplinata, ma volontaria e politica al tempo stesso. I soldati delle B.I. erano tutti volontari e volontariamente si sottoponevano agli obblighi del soldato. I loro comandanti erano nominati dall'alto, ma non secondo una preesistente scala burocratica e gerarchica, bensì da un'esame spregiudicato delle loro capacità. Il difetto principale delle B.I. risiedeva nel conservatorismo ideologico dei partiti che avevano alle spalle che le usavano spesso come strumento della loro egemonia. La burocrazia settaria delle B.I. fu alla base dello scacco della smobilitazione finale dei volontari e della loro tragica dispersione nei campi di concentramento europei ed africani. Ma anche quest'ultima esperienza non è stata vana. Usciti da i campi di concentramento, i reduci delle Brigate Internazionali furono alla testa della Resistenza contro il nazifascismo".
Andarono in Spagna i maggiori esponenti dell'antifascismo italiano, per primi Carlo Rosselli insieme all'anarchico Camillo Berneri, poi arrivarono Luigi Longo, Giuseppe Di Vittorio, Giuliano Pajetta, Teresa Noce, Pietro Nenni, Rodolfo Pacciardi, arrivò anche Palmiro Togliatti inviato da Mosca in qualità di commissario politico.
A sostegno dei combattenti antifascisti si levarono uomini che segnarono un'intera epoca dello sviluppo della civiltà e della cultura, i quali per l'occasione, con la loro opera, rivolsero l'attenzione ai fatti di Spagna: primi tra tutti gli spagnoli Pablo Picasso, Antonio Machado, Miguel Hernandez, poi Ernest Hemingway, George Orwell, Albert Camus, Bertold Brecht, Henri Matisse, Andrè Malraux, Pablo Neruda, Thomas Mann e molti altri, tra gli italiani Leonardo Sciascia ed Elio Vittorini, quest'ultimo ebbe a scrivere che la lotta dei combattenti di Spagna " fu scuola di massa per noi ", fase di incubazione di nuove scelte che si dispiegheranno compiutamente nella Resistenza.
Il campo repubblicano fu il luogo di incontro di differenti idealità. Gli antifascisti purtroppo furono segnati da profonde divisioni politiche. Il processo rivoluzionario che gli anarchici intrapresero insieme alla guerra non fu condiviso dalla altre forze politiche. Nel Maggio del 1937, Barcellona fu teatro di scontri armati tra comunisti ed autonomisti catalani da un lato e anarchici e militanti del POUM dall'altro, i sicari staliniani ne approfittarono per eliminare numerosi avversari politici tra anarchici, libertari e militanti del POUM. La guerra civile raggiunse livelli di inaudita ferocia, l'aviazione Nazista bombardò numerose città spagnole radendo al suolo le città basche di Guernica e Durango. La guerra assumeva così una tragica modernità: i suoi effetti d'orrore e di morte colpivano direttamente le popolazioni civili. La Spagna, per tre anni, offrirà uno scenario prefigurante i futuri orrori della seconda guerra mondiale. Nel '38 le sorti della guerra erano segnate, mentre la Reconquista di Franco avanza città dopo città. La vicenda si concluse con la vittoria del fronte antirepubblicano e quindi con l'ascesa al potere di Francisco Franco e l'instaurazione di una feroce dittatura militare.
Ad oltre cinquant'anni non è smisurato affermare che quegli eventi segnarono un
momento cruciale nella storia europea e mondiale, fu l'occasione per le coscienze di milioni di uomini di un riesame radicale della realtà e dell'intera vicenda umana. In un momento in cui nazismo e fascismo minacciavano il mondo, mai come allora l'umanità fu costretta a fare i conti con se stessa, e quindi con la morte, il dolore, la distruzione, la miseria, ma anche con la pace, la speranza, l'amicizia vera, l'utopia e com'ebbe a dire la poetessa Maria Casares con " la solidarietà della quale presi coscienza e che mi vincolò al mondo".
Ci sono tanti motivi per occuparci ancora della guerra civile spagnola, tornano naturali alla mente le riflessioni di Leonardo Sciascia, che mirabilmente nel romanzo "gli zii di sicilia", seppe cogliere l'importanza e l'attualità di quegli eventi: " Tante persone studiano diventano buoni medici, avvocati, ministri, a queste persone vorrei chiedere: sapete che cosa è stata la Guerra di Spagna? Che cosa è stata veramente? Se non lo sapete non capirete mai quel che sotto i vostri occhi oggi accade, non capirete mai niente del fascismo del comunismo della religione dell'uomo, niente di niente capirete mai: perché tutti gli errori e le speranze del mondo si sono concentrati in quella guerra; come una lente concentra i raggi del sole e dà il fuoco, così la Spagna di tutte le speranze e gli errori del mondo si accese, e di quel fuoco oggi crepita il mondo".
Fabio Grimaldi
Autore: Fabrio Grimaldi (a cura di) Titolo: Memorie di una guerra civile. La Spagna del 1936 nella voce dei testimoni Luogo di pubblicazione: Roma Editore: manifestolibri Data di pubblicazione: 2003 Pagine: 119