a mani nude o con strumenti rudimentali. Sempre, senza l'ausilio di alcun presidio sanitario. Amianto, diossine, olii esausti, Pcb… molte delle navi che arrivano qui contengono sostanze tossiche, radioattive, nonostante i divieti. Gli incidenti sono all'ordine del giorno. La mortalità altissima, circa 300 decessi l'anno. Il viaggio tra i workers indiani, rappresentati in questo documentario, inizia qui e prosegue tra i lavoratori del cotone e dello zucchero in Gujarat, tra i contadini e i metalmeccanici della TATA FIAT del Bengala, costretti con la violenza e l'omicidio a vendere le proprie terre alle multinazionali occidentali. Alle voci dei sindacalisti e dei politici indiani si alterneranno le testimonianze di Medha Paktar, nota attivista, Mahasweta Devi, una delle più autorevoli scrittrici indiane, di Satya Sagar, giornalista e Professore della Canberra University, e della scienziata indo-americana Payal Parekh.
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Safety is our motto. This is the sign towering over the entrance to the port of Alang, the world's largest ship-breaking port. Here, every day, around 80,000 workers strip down the metal carcasses of massive vessels, using their bare hands or rudimentary tools, without the support of medical services. Although they are banned, many of the ships arriving here contain asbestos, toxic or radioactive substances. Accidents and mortality are a daily occurrence.
Our journey among the Indian workers begins here and continues with the cotton and sugar cane workers of Gujarat and among the TATA-Fiat metal workers of Bengal. The stories of the protagonists together with the voices of Indian trade union leaders and intellectuals.
Nel film sono presenti immagini di repertorio del 1952 relative alla coltivazione della canna da zucchero in una tenuta olandese. Chiudi