Il Gaza Hospital era il secondo ospedale più importante del Libano, uno dei principali luoghi di cura dei profughi palestinesi a Beirut, ma anche dei libanesi più poveri e di immigrati dai vicini paesi arabi. Per la sua collocazione urbanistica e per la particolare struttura architettonica è stato soggetto e
testimone della drammatica storia di Sabra e Chatila, divenendo metafora della storia dei rifugiati palestinesi in Libano e forte simbolo della resistenza di questo popolo. Struttura voluminosa, il Gaza Hospital domina dalla sua altezza il campo di Chatila. Al suo interno un profondo labirinto di scale e corridoi. Stanze di degenza e corsie sono divenute case, gli occupanti sempre più numerosi una comunità, l'edificio un campo profughi in verticale. Youssef è palestinese, uno dei circa quattrocentomila rifugiati del Libano. Dal 1987 abita nel cortile del Gaza Hospital; in Palestina non è più tornato. Lo spazio dove Youssef vive e svolge la sua attività di barbiere è un luogo di incontro e passaggio, la sua famiglia ha spesso visite. Youssef è il centro del documentario come il cortile lo è dell'edificio: è la guida dello spettatore nella storia del Gaza Hospital e in ciò che esso rappresenta. Tra le testimonianze che ricostruiscono la storia dell'edificio spiccano gli interventi di tre donne che hanno fatto parte del personale medico ed amministrativo che lavorava nel Gaza Hospital. Aziza Khalidi, palestinese, nel 1982 era l'amministratrice generale dell'ospedale ed ha mantenuto nel tempo contatti con alcune delle famiglie che ora lo abitano. Donna di grande forza e determinazione è stata nei giorni difficili un punto di riferimento per tutti quelli che lavoravano all'interno della struttura. Ellen Siegel è un'infermiera ebrea americana che, all'epoca dell'invasione israeliana del Libano, lavorava come volontaria al Gaza Hospital. Tramite il racconto della sua esperienza, non ha mai smesso di alimentare il ricordo degli eventi di quei giorni. Swee Chai è un chirurgo ortopedico di nazionalità malese e religione cristiana; nel settembre dell'82 lavorava nell'ospedale. Arrivata durante la guerra con un'opera di carità Britannica per lavorare in un ospedale libanese, si è trovata quasi per errore a collaborare con la Mezzaluna Rossa Palestinese. Swee Chai si è specializzata nel tempo in chirurgia di guerra ed è tornata ripetutamente a Beirut, anche durante la Guerra dei Campi.