I campesinos organizzati manifestano a Sacramento durante la Marcia dei poveri, sfidando il governatore dello stato della California Ronald Reagan. A Berkeley e a La Yolla gli studenti scendono nelle strade caricati violentemente dalla polizia. La televisione annuncia la morte di un ragazzo. I neri organizzati si mobilitano sull'onda delle
rivolte dei ghetti che scuotono alle radici la società americana nel cuore degli anni '60. Giovani ragazzi si dichiarano pubblicamente renitenti alla leva contro la guerra in Vietnam, mentre Robert Kennedy tiene il suo ultimo comizio elettorale prima di essere assassinato. Di fronte a questa mobilitazione Herbert Marcuse, intervistato da Antonello Branca, dichiara di essere meno pessimista rispetto a quando ha scritto "l'Uomo a una dimensione". Lo scrittore Henry Miller prefigura invece il declino del grande sogno americano: "l' evoluzione del progresso materiale si compie nello stesso tempo e nella stessa misura di una grande involuzione spirituale e fatale. Di qui la tragedia americana che non ammette o prevede alcuna catarsi". Il documentario testimonia il clima dirompente di mobilitazione sociale che coinvolge tutta la società americana nel corso degli anni '60. Ma rileva anche la presenza di forze conservatrici inquietanti: l' assassinio di Robert Kennedy (e prima ancora di suo fratello John, Presidente degli Stati Uniti), di Martin Luther King, la repressione sistematica delle lotte danno la misura della violenza dello scontro in atto. Un esponente del Ku Klux Klan, uno sceriffo giustizialista trasmettono quasi fisicamente la forza di un odio implacabile verso l'altro". Il documentario ha vinto due premi al Festival d'Este del 1968