Nel gennaio del 1960 venne scoperto petrolio nella concessione "off-shore" di Bahrgan Sar. Fu questo il primo ritrovamento petrolifero dell'Eni all'estero e per di più, in zona "off-shore". Gli altri tentativi ancora non avevano dato alcun riscontro positivo mentre Mattei aveva assoluto e urgente bisogno di dimostrare (a se stesso,
ai suoi collaboratori, al Governo italiano e al mondo petrolifero internazionale) che l'Eni era in grado di fare da solo e di recitare un ruolo non secondario nello scacchiere energetico mondiale.
Il pozzo n° 1 di Bahrgan Sar divenne momentaneamente il centro di interesse più importante dell'attività estera dell' Agip Mineraria. Per vederlo, si mosse Enrico Mattei ma anche l'ambasciatore italiano a Teheran Giardini.
Lo storico pozzo si trovava alla latitudine di 29°56'23" e alla longitudine di 49"40'59"; distava 12 chilometri dalla costa iraniana, 100 chilometri dalla linea di demarcazione con le acque del Kuwait e 150 chilometri da Abadan. L'impianto di perforazione operava da una piattaforma fissa (jack-up), su un fondale con nove metri d'acqua. Un'area della piattaforma era dedicata a uffici, alloggi, cucina, mensa e infermeria. Separata da questa, ma collegata con una passerella aerea di acciaio, una seconda area di 90 metri per 30 serviva da base per quaranta uomini, sotto la direzione di Cesare Liverani.
[...] Le attività di perforazione iniziarono il 3 agosto 1959 per terminare il 21 giugno 1960, quando lo scalpello dell'impianto IDECO-Pignone S 7/1 toccò la quota di 3.357 metri di profondità.
[...] Fra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta, a Khorramshar, sul lato iraniano dello Shatt el Arab (il fiume affluente del Tigri e dell'Eufrate), a pochi chilometri da Abadan, dov'era stata costruita la grande raffineria della National lranian Oil Company (NIOC), viveva una decina di italiani dipendenti Agip. Ne ricordo alcuni: Trenti, Ridolfi, Ziveri, con moglie e numerosi figli, tutti oppressi da un clima al limite della sopportabilità e cioè quaranta gradi all'ombra e umidità intorno al 90%.
La piccola comunità italiana costituiva anche la più numerosa presenza straniera; era benvoluta e stimata dalla popolazione locale perché non evocava nessun precedente storico in qualche modo non gradito. Per tutti il riferimento era Oliviero Olivero. un mito per chi conosce la storia dell'Agip.
[...] Il "signor" Oliviero Olivero (così veniva chiamato da tutti) si spostava incessantemente fra Teheran, sede della SIRlP, l'albergo Anahita di Khorramshar e le tre concessioni di ricerca e perforazione (per complessivi 23.000 chilometri quadrati) che il governo iraniano aveva concesso all' Agip (una prima concessione in zona impervia sui Monti Zagros; una seconda nel terribile deserto del Mekran nel sud dell'Iran e la terza zona "off-shore" nel Golfo Persico, dove ancora nessuna Società petrolifera aveva operato a mare). ..
Cfr. I ricordi del pioniere Riccardo Varvelli, in allegato alla scheda livello sottoserie, Campagna esplorativa area Golfo Persico...